domenica 11 dicembre 2011

Un referendum vanificato? (non sarebbe la prima volta).

Pensavamo di aver vinto.
La percentuale “bulgara” ci aveva illuso. Non andrà, invece, come la vittoria nel Referendum sull’acqua, nucleare e legittimo impedimento, aveva stabilito.
La parziale cancellazione delle norme abrogate è già stata vanificata dai provvedimenti ed atti dell’era berlusconiana (per esempio l’articolo 4 della manovra: “si obbliga alla privatizzazione il trasporto pubblico locale e il servizio di igiene ambientale”) e sarà, probabilmente, confermata dal governo Monti.
La mancata osservanza degli effetti del Referendum, in una specifica classifica delle sopraffazioni della politica a danno dei cittadini, raggiungerebbe un elevato punteggio. Di cosa stiamo parlando? Della negazione del risultato del Referendum, esclusa in parte l’acqua, e del ritorno alla gestione privata dei servizi pubblici.
Il privato é, di nuovo, diventato bello.
Lo impongono, come si dice ora, l’Unione europea e la spinta speculativa dei mercati.
Nella democrazia rappresentativa i cittadini hanno, oltre alla possibilità di proporre leggi di iniziativa popolare, due occasioni per esprimere il proprio parere.
Nelle elezioni politiche, con il voto, e nelle consultazioni referendarie, con la scelta del SI o del NO. Non tener conto del risultato del Referendum del 2011, sarebbe quindi una ferita non facilmente rimarginabile. Passerebbe il messaggio che si può disattendere la volontà della maggioranza dei votanti.
Ma non sarebbe la prima volta che questa volontà é trascurata.
Ricordiamo che l’abrogazione del Ministero dell’Agricoltura e Foreste e l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti politici, ambedue nell’anno 1993, furono disattese. Dopo pochi anni furono infatti ripristinati sia il Ministero che il finanziamento.
“E’ il mercato, bellezza”, ovvero così va il mondo. Ma non è detto che il forum dei movimenti per l’acqua e noi ci rassegneremo facilmente.

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